L’unità phono in questione è progettata con lo stesso approccio purista usato nelle circuitazioni valvolari. Il circuito audio è pensato attorno due stadi realizzati con j-fet in configurazione asimmetrica, strettamente selezionati per Idss e guadagno. Nessuna forma di retroazione è usata e la RIAA è completamente passiva. L’unità alimentatrice esterna, fornisce una tensione stabilizzata di 24 volt. Sono usati diodi a barriera di schottky e filtraggio con induttanza di filtro per evitare che si formino spyke di commutazione che sarebbero molto deleteri in un circuito phono. I telai sono in alluminio pressofuso e lavorati con macchine a controllo numerico.
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maggio 17th, 2011 at 17:24
sono un grande appassionato della vera hifi e di autocostruzione ho gia’ raggiunto grandi risultati con il power follower e il cd teac vrds10 da me modificato ho un buon giradischi pik triangle e vorrei progettare un pre phono a fet , pertanto vorrei sapere che risultati si ottengono dal punto di vista sonoro con i fet se eguagliano le valvole grazie
maggio 17th, 2011 at 17:48
Salve. Il discorso è troppo generico..ma qualche considerazione posso farla…un buon pre a fet puo funzionare meglio di un pre phono a valvole progettato con troppa economia o in maniera errata. E’ importante la scelta dei circuiti, l’implementazione della riaa, l’assenza del feedback. Potenzialmente un phono a valvole è, secondo il mio modesto parere, superiore a un pre a fet. Ma questo se implementato bene e soprattutto con un budget di spesa almeno doppio. Le valvole per funzionare hanno bisogno di un alimentaotre anodico ad alta tensione, che se ben fatto è per forza di cose più costoso di un alimentatore in DC a bassa tensione. Per non coniderare poi le spese relaitive al telaio… Se comunque il budget non è illimitato, un buon pre a fet, 0 feedback e con riaa passiva, può imbarazzare molte apparecchiature hi-end. Cordfialità. Stefano